Anni di austerità spinta dalla Ue in Grecia continuano ad avere effetti devastanti su una popolazione alle prese con una povertà devastante e carenza di accesso alle cure mediche di base e all’istruzione.” Così si legge in un report del Consiglio d’Europa, commentato da Nikolaj Nielsen per EU Observer. “Dunja Mijatovic, commissaria del Consiglio d’Europa per i diritti umani, ha dichiarato a EU Observer che i greci stanno tuttora soffrendo per le conseguenze dei salvataggi internazionali e per l’imposizione delle riforme strutturali” prosegue. “I suoi commenti seguono la pubblicazione di un report di 30 pagine sull’impatto delle misure di austerità in Grecia, secondo il quale gli strascichi dell’austerità avrebbero violato i diritti delle persone sulla salute, diritti sanciti dalla Carta Sociale Europea, e avrebbero eroso la qualità dell’istruzione” ha spiegato Nielsen. “Il suo report sottolinea in particolare come i servizi per la salute materna e infantile siano stati tagliati del 73 percento tra il 2009 e il 2012. Il governo ha inoltre ridotto di un quinto i finanziamenti pubblici per i servizi di salute mentale tra il 2010 e il 2011, e ulteriormente di più della metà tra il 2011 e il 2012” ha sottolineato. “La Mijatovic descrive la legge greca sulle cure sanitarie di base, approvata lo scorso anno, come ‘una caduta’ in termini di ciò che sarebbe necessario per riportare la Grecia alla normalità. La Grecia ha ricevuto qualcosa come 288,7 miliardi di euro nel corso di tre programmi di salvataggio, e in cambio ha dovuto imporre un’ampia gamma di tagli a tutti i servizi sociali rivolti alle persone in difficoltà” ha fatto sapere.
“Circa un terzo dell’intera popolazione vive nella povertà estrema. Il numero dei senzatetto è aumentato di quattro volte. Il terzo salvataggio, avvenuto nel 2015, ha imposto tagli ancora più severi, costringendo il parlamento Greco ad approvare ben sette pacchetti di misure di austerità. Sono state tagliate pesantemente le pensioni e aumentate le tasse, tra le altre cose. La disoccupazione in Grecia è diminuita, attestandosi un po’ sopra il 19 per cento, ma rimane il valore più alto di tutta la Ue” ha osservato.
Leggi la traduzione dell’articolo di EU Observer di Voci dall’Estero.
L’Arabia Saudita sta negoziando con gli Stati Uniti l’acquisto di varie centrali nucleari Westinghouse, inizialmente 16, per 80 miliardi di dollari, oggi comunque ne sono previste due. E ovviamente l’Arabia Saudita, nel negoziato, ha chiarito che rifiuterà ogni ispezione di ispettori ONU che dovrebbero controllare che il reuccio assassino e impulsivo si limiti, in queste centrali, ad arricchire l’uranio al 4% e non a 95%, onde farsi la Bomba.
prima che l’impulsivo Bin Salman ordinasse l’omicidio del giornalista Kashoggi nel consolato turco, Rick Perry, il ministro dell’Energia americano (dal ministero dell’energia dipendono le produzioni atomiche anche non civili) ha intrattenuto intensi negoziati segreti con Riyad a fine 2017; interrogato dal Congresso se, almeno l’amministrazione Trump avesse insistito perché al regno oscurantista e wahabita fosse vietata la produzione interna di uranio (o regno ha giacimenti del minerale), Perry ha evitato la domanda. In realtà Khalid Al Falil, il ministro dell’energia saudita, ha dichiarato che “ il regno ha i suoi depositi di uranio e desidera svilupparli piuttosto che affidarsi a un fornitore estero”, anche se costerebbe meno. “Non è naturale”, ha detto, “per noi portare l’uranio arricchito da un paese straniero”. Questo lo disse a marzo, dopo una conferenza-stampa alla fine di un altro colloqui con Perry, minacciando che se non forniranno tecnologia e assistenza gli Stati Uniti, i wahabiti “hanno altre opzioni”, ossia possono farsi assistere (secondo gente della Cia che lo ha riferito al New York Times) “dai russi o dalla Corea”. Così se e quando si scoprirà che il reuccio ha la Bomba in violazione dei trattati i non proliferazione, sarà stato Putin.
Si sa del resto che l’Arabia Saudita ha sostanzialmente finanziato la creazione dell’arsenale atomico del Pakistan (che non aveva i mezzi) e si ritiene che Riyad possa dunque reclamare, al bisogno, un uso in condominio di questa Bomba, magari con lo spostamento degli specialisti militari pakistani sul territorio saudita. Il regno wahabita dispone anche dei vettori, missili a medio raggio equipaggiabili con testate nucleari, che ha comprato nel 1988 dalla Cina.
Da quel che si capisce, gli Usa starebbero per rendere Ryad capace di gestire l’intero processo, dal minerale all’arricchimento, in modo autonomo. Ciò supera di molto la proposta che su sostenuta dal generale Michael T. Flynn, nel breve periodo in cui è stato consigliere della sicurezza nazionale di Trump: di fornire Ryad di reattori in collaborazione con Mosca (per reciproca garanzia), ma non della capacità di produrre in proprio il combustibile atomico.
Ciò è un bello e istruttivo contrasto con il trattamento che Trump ha fatto subire all’Iran: benché Teheran abbia accettato di non produrre proprio uranio arricchito per 15 anni, e accettato di mandare all’estero il 95% della sua produzione sotto garanzia di Russia ed UE, Trump ha stracciato unilateralmente il patto e applicato più severe sanzioni – ovviamente fra gli applausi della nota lobby, che ha condotto una campagna sfrenata (anche in Europa, dove si sono profusi i radicali) contro l’Iran nucleare e i pericoli che faceva correre al mondo intero.
Invece adesso la Bomba in mano al reuccio criminosamente impulsivo, del paese che sta massacrando lo Yemen dopo aver finanziato la distruzione della Siria creando Daesh in alleanza occulta con Usa e Occidente, non rappresenta più un pericolo per nessuno.
Chiunque è in grado qui di sospettare un certo influsso del diritto talmudico nella famiglia del presidente Donald, grazie all’intima amicizia del genero Kushner (Habad Lubawitcher) sia con l’impulsivo Bin Salman sia con noti ambienti israeliani assetati di distruggere l’Iran, non meno del regno saudita.
Trump: “Israele sarebbe nei guai senza Arabia Saudita”
Del resto non occorre sospettare nulla, perché Trump l’ha detto chiarissimo in una conferenza stampa del 23 novembre spiegando perché lui non crede alla colpa del re wahabita nell’assassinio di Kashoggi: “Israele sarebbe nei guai senza Arabia Saudita…Volete che Israele vada via (sparisca)? Abbiamo un forte alleato nell’Arabia Saudita”.
“Trump si lascia incidentalmente scappare la verità: il regime saudita, fulcro mondiale dell’oscurantismo islamico, serve per la sopravvivenza di Israele ed è un buon affare per gli Usa, ecco perché non lo si può boicottare”, commenta l’amico Erriu.
Bil Kristol ha un’idea: destabilizzare la Cina
La strategia per la quale Israele ha mobiltato l’America contro “il terrore globale”, non conosce ripiegamenti o stanche.
” Gli USA addestrano 30.000 combattenti curdi per “contenere l’Iran” in Siria ( L’Antidiplomatico)
“Crimea, Russia: Mosca spara contro navi ucraine che hanno sconfinato”, minaccxiando il grande ponte di nuov costruzione che unisce la Crimea alla madrepatria per via d’acqua-. Mentre Kiev ha aumentato enormemente i suoi tiri d’artiglieria sulla repubblica del Donetsk
Poroshenko ha chiesto la legge marziale e lo stato di guerra. Sono in corso misterioose attività di disturbo (jamming) delle trasmissioni radio militari in Europa.
Sputnik News: “Scontro teso tra Russia e Ucraina mentre le navi da guerra si scontrano vicino allo stretto di Kerch. Porošenko è dato nei sondaggi all’8% nelle prossime elezioni e ha chiaramente provocato un conflitto per cercare e rimanere al potere con l’appoggio di USA e Gran Bretagna
rt.com/news/444857-ru…
La rinnovata vicinanza alla Casa Bianca fa sì che si noti una vispa ripresa di attività, di fresche idee e elettrizzanti progetti di quei neocon (j) che hanno “previsto”, voluto e provocato l’11 Settembre per poter lanciare la superpotenza Usa nei seguenti 18 anni di “guerre contro il terrore”, ossia la destabilizzazione sistematica dei Paesi attorno a Israele e di tutto il Mondo Islamico. Per esempio Bill Kristol ha appena lanciato un’idea: Il cambio di regime in Cina non dovrebbe essere un importante obbiettivo della politica estera statunitense per il prossimo paio di decenni?”.
Un paio di decenni per il regime change in Cina, dopo due decenni di destabilizzazione di Irak, Siria, Libia Afghanistan in frenetica attesa della distruzione del regime in Iran, l’ormai unico rimasto nemico principale? Bill Kristol sa esattamente quello che dice. Celebre direttore del Weekly Standard, è stato, insieme a Robert Kagan (j) marito di Victoria Nuland (Nudelman la destabilizzatrice dell’Ucraina) il fondatore del PNAC – Project for a New American Century: quel “pensatoio” stra-affollato di J (James Rubin, Elliot Abrams (j), Robert Zoellick (j), Martin Indyk dirigente dell’ American-Israel Public Affairs Committee (AIPAC) che nell’anno 2000 pubblicò quel piano chiamato “Rebuilding American Defense” (Ricostruire la Difesa Americana). Era, rivolto al futuro presidente Usa che ancora non si sapeva chi sarebbe stato (fu Bush jr.) l’immenso progetto di riarmo e bellicismo americano cui dobbiamo la condizione in cui è il globo: “L’America” vi si leggeva, “deve preservare ed estendere la sua posizione di leadership globale mantenendo la superiorità delle forze armate USA”. E’ il documento in cui si auspicava “un evento catalizzatore, come una nuova Pearl Harbor” per convincere i cittadini ai sacrifici economici e sociali di questo nuovo riarmo. Allora, avevano fretta di abbattere Saddam Hussein, che da modernizzatore stava facendo dell’Irak una media potenza regionale, e aiutare i curdi a farsi uno stato, destabilizzante di Siria, Irak, Iran.
Adesso gli stessi ambienti vedono bene, in funzione anti-Iran, fornire la Bomba al criminale folle saudita, loro ormai aperto alleato. L’atomica a Bin Salman: che cosa può andare storto?
E intanto, perché no, una sovversione della Cina per vent’anni. Non vi sembrino sogni impossibili: la “guerra al terrore” di Bush jr. sta durando da quasi altrettanto. I neocon sono tornati pieni di nuove idee per il genero Kushner.
La Val di
Genova, così chiamata dal toponimo medievale “zenua”, cioè
territorio ricco di acque (niente a che vedere, dunque, con il
capoluogo ligure), è un vero e proprio simbolo della “wilderness”
alpina. Una valle ricca di suggestioni a tal punto da essere ritenuta
unica perfino in una regione spettacolare come il Trentino.
17 km. di
paradiso selvaggio, da Carisolo, risalgono il Sarca di “Genova” (
che proprio su questa piana si sposa con il Sarca di “Campiglio”
formando il “Sarca” propriamente detto ) fino ai ghiacciai
dell’Adamello.
17 km. di
paesaggi grandiosi e cascate spettacolari, basti pensare a quella
del Nardis, alta più di 100 metri, seconda solo a quella delle
Marmore. Incontaminata e silente, d’inverno assediata da scuri
bastioni di conifere, è fruibile solo d’estate attraverso una
carrozzabile a traffico limitato che consente ai visitatori di
raggiungere solamente le poche baite sparse lungo il corso del fiume
ma non di utilizzare ulteriormente l’auto, se non per uscirne
precipiti dalla piana di Bèdole. Più stregata che magica, sembra
refrattaria a qualsivoglia colonizzazione. A metà del suo aspro
sviluppo, nel punto in cui si apre in uno dei suoi rari slarghi che
consentono al Sarca di rallentare la sua furibonda corsa, c’è un
alberghetto, il rifugio “Stella Alpina”. Lì riuscii a trovare
faticosamente posto, data l’esiguità delle camere, per una delle
settimane più belle della mia vita.
In quei giorni
ho visto tronchi trascinati dalle acque tumultuose del fiume, animali
selvatici scivolare come ombre nel folto del bosco, profusione di
funghi e fiori tutt’intorno, il sole giocare a nascondino sui
crinali dei monti, e soprattutto acque, del fiume, delle innumerevoli
cascate, fino a quelle di fusione…commoventi…che ho bevuto sul
limitare dei ghiacciai dell’Adamello
facendo delle
mani coppa.
Proprio in
quella circostanza la più forte delle emozioni…
Dal culmine
della stradina che attraversa la valle, dopo due ore o forse più di
viva salita, il sentiero mi ha condotto in un luogo dolce e breve
dall’aria tersissima, dove il terreno a tratti spiana, pervaso dal
musicale gorgoglìo di un ruscelletto.
Con gli occhi ne
ho seguito il sinuoso profilo fino al punto in cui l’acqua
diventava la sua “ghiaccia” madre. Il sole complice, filtrando
fra le rocce proprio lì, illuminava la scena.
Nell’accostarmi
e protendermi verso la tremula fonte mi è sembrato di attingere
dalle sorgenti della vita.
"Dico sul serio. Non ascoltate degli idioti. Insegnategli a picchiare e a battagliare. Lo devono saper fare tutti, come saper nuotare. Prima di tutto, questa capacità un giorno potrebbe salvargli la vita.E poi, è utile. Nuotare è utile, e anche saper lottare è utile, perché una rissa (lotta) è la realizzazione dell'istinto dell'aggressività. Lo abbiamo tutti. Konrad Lorenz ha detto: "In una società civile non c'è posto per l'aggressione, i problemi vanno risolti con la testa, e non con la forza." Ci dicevano, da piccoli: lascia stare, non picchiare, picchiare non va bene, sii più intelligente. Ed è giusto, mica siamo le scimmie, da noi dominano gli individue intelligenti e non forti. Ma come fare con l'aggressività? Ignorarla? Ho un rottweiler, tenero e affettuoso. Ma al mio comando può fare a pezzi chiunque minacci me o mia moglie. E ora immaginate una persona alla quale hanno regalato un cucciolo di rottweiler, ma lui non se ne occupa, non lo educa, lo ignora ... come andrà a finire? Il cane sarà ingovernabile e forse, potrà ferire anche il padrone.
L'istinto dell'aggressività è la nostra bestia interiore, se non riconosciamo il fatto della sua esistenza sarà lui a comandare. "Non picchiare, piccolo, picchiare fa male, la violenza è un male, risolvi i problemi in un altro modo."
Ignora il rottweiler. E lui ti farà a pezzi.
In tutte le culture è esistito il rito dell'iniziazione: saltare sopra il toro, cacciare un leone, andare in montagna e trovare il suo animale totemico. Avrai paura, o il dolore. Ma diventerai un uomo. E se aboliamo questo rito, lasciando l'uomo infantile, elastico, empatico, timido? La "bestia" non scomparirà, ma troverà un altro modo per esprimersi. Un'aggressione passiva, accumulata, reindirizzata: umiliare, insultare, picchiare, chiedere scusa e iniziare daccapo. Il 95% delle donne uccise sono state uccise dai mariti o conviventi. La violenza non è un male ma uno strumento: è un martello che la natura ci ha dato. Qualcuno ha imparato a usarlo, e qualcuno l'ha messo in soffitto, non stupitevi se un giorno vi cascherà sulla testa. Il problema è nell'ignorare la bestia. Il bambino prima o dopo si scontrerà con il mondo reale, dove abitano dei "mostri". Lasciate che vinca la sua prima gara: del pugilato, della lotta libera, della ginnastica, non importa. Lasciate che perda, per provare ancora e ancora. Che faccia il suo rito di iniziazione. Essere un uomo non è una vergogna, E non ascoltare degli idioti."
Malta. Mons. Sultana arriva a bordo di una Porsche trainata da 50 bambini, Il satrapo cattolico, docente al pedoseminario di Gozo, si incazza pure per i commenti indignati
“Per costringere il governo a cambiare manovra le provano tutte. Visto che le minacce dell’Europa non hanno funzionato, si sono dati da fare per accreditare l’idea che la norma sulle pensioni scasserà i conti dello Stato e impoverirà i futuri pensionati”.
Lo ha scritto su Twitter il direttore de La Verità Maurizio Belpietro condividendo il uso editoriale di oggi intitolato “Il Quirinale tiene in ostaggio la manovra”.
“Come l’una e l’altra cosa possa andare d’accordo” ha osservato il giornalista “non è chiaro nemmeno a Carlo Cottarelli, prova ne sia che l’altra sera da Giovanni Floris gli è scappato di dire che se le penalizzazioni per chi va a riposo in anticipo corrispondessero al vero, i conti pubblici e dell’Inps non potrebbero che beneficiarne. Insomma, una balla via l’altra”.
Leggi l’editoriale di Maurizio Belpietro su La Verità…
Con Matteo Renzi a Palazzo Chigi i conti di famiglia volano. Fino al 2014 i genitori del senatore di Scandicci non navigano in buone acque, costretti a chiedere prestiti e a vendere casa. Ma quando il figlio diventa premier gli affari volano e con loro i depositi. Anche all’estero
(themeticulous.it) – di GIACOMO AMADORI e FABIO AMENDOLARA – LaVerità 13.11.2018 – Che cosa significhi avere un figlio premier lo descrivono meglio di ogni altra cosa i conti personali di Tiziano Renzi e Laura Bovoli. Il 4 dicembre 2014, in un interrogatorio reso davanti ai pm di Genova, Renzi senior spiegò che nel 2011 navigava in brutte acque: «Per ottenere la revoca della fideiussione è stato richiesto un pegno di 75.000 euro. (….) Per dare la somma e liberare così mia moglie dalla fideiussione, mi feci prestare i soldi da alcuni amici (…) ai quali successivamente ho restituito il denaro».
Nel 2012 Tiziano e Laura vendettero la propria casa ai figli, i quali si accollarono il mutuo dei genitori in difficoltà. Ma a partire dal 2014 a Rignano sull’Arno cambia il vento. Con Matteo a Palazzo Chigi, Tiziano, anziché andare in pensione diventa iperattivo: va a caccia di contratti per l’azienda di famiglia, la Eventi 6, fa il lobbista e si offre come consulente. Con ottimi risultati: il fatturato della Eventi 6, tra il 2013 e il 2016, vola da 1,9 milioni di euro a 7,2; Tiziano nell’estate 2015, incassa anche 200.000 euro da un imprenditore e in cambio stacca una fattura che i pm di Firenze hanno considerato falsa, mandandolo a giudizio.
Ora dalle carte dell’inchiesta Consip spuntano le analisi dettagliate dei conti personali dei genitori e si scopre così che, con il figlio a capo dell’esecutivo, i Renzi hanno aperto diversi depositi e su questi la Guardia di Finanza ha trovato un piccolo tesoretto. Inoltre alcuni di questi rapporti bancari sono stati chiusi a fine 2016, quando sui giornali iniziavano a uscire le notizie sull’inchiesta Consip. Ma entriamo nel dettaglio.
Tiziano Renzi presso il Monte dei Paschi di Siena è stato titolare del conto 3550.35 acceso il 28 maggio 2014 e chiuso il 10 agosto 2015. Nella stessa data ha avviato un nuovo conto, il 4081.04, cointestato con Laura Bovoli, conto che il 31 dicembre 2016 aveva un saldo di 130.046,72 euro. Il 17 luglio e il 10 agosto 2015 ha aperto due conti esteri che ha estinto il 31 dicembre 2016, in piena bufera Consip. Tiziano era delegato anche a operare su un deposito intestato alla moglie. Pure questo è stato inaugurato nel 2015, precisamente il 19 giugno, ed estinto il 10 agosto.
I due coniugi risultano titolari anche del conto 4506940 dell’Unicredit e su di esso, il 5 gennaio 2017, c’erano 79.180,54 euro. Presso la Bcc Valdarno fiorentino banca di Cascia i genitori di Renzi hanno aperto nel lontano 2003 un conto che il 18 gennaio 2017 aveva un saldo di 99.868,46 euro. Non è finita. Tiziano per un breve periodo è stato delegato a operare sul conto del Partito democratico di Rignano, di cui è stato segretario. La moglie, invece, ha potere di firma sul deposito del figlio Samuele, pediatra residente in Canada, conto che il 26 gennaio 2017 aveva un saldo di 58.938,15 euro.
L’Ufficio antiriciclaggio della Banca d’Italia, durante le indagini, ha segnalato (pare senza esiti particolari) come sospetti alcuni movimenti bancari avvenuti su quel conto, in particolare sette versamenti in contanti effettuati da parte di madre e figlio (si trattava di importi abbastanza modesti: 16.600 euro in tutto) e due bonifici provenienti dalla zia Tiziana, con causale «prestito Samu» e «prestito fine», per un importo totale di 38.000 euro.
La Eventi 6 è, invece, titolare del conto 3569.96 del Monte dei Paschi di Siena, deposito che il 31 dicembre 2016 aveva un saldo di 158.915,52 euro.
Durante le investigazioni le Fiamme gialle hanno annotato spostamenti di importi cospicui, da 80.000 a 110.000 euro da un deposito all’altro, per cui non è facile fare le somme. Ma quel che risulta abbastanza certo è che su tre diversi conti, tra il 31 dicembre 2016 e il 18 gennaio 2017, gli investigatori hanno registrato la presenza di una discreta liquidità: circa 310.000 euro. A questa bisogna forse aggiungere i soldi trasferiti sui due conti esteri. Sul punto abbiamo provato a chiedere lumi all’avvocato di famiglia, Federico Bagattini, purtroppo senza ricevere risposta.
Ma se l’analisi dei movimenti finanziari dei Renzi non annoia, sono ancora più spumeggianti i resoconti delle giornate lavorative di Tiziano e dei suoi progetti di business. Ha provato a infilarsi persino dentro al Giro d’Italia, una delle corse ciclistiche a tappe più celebri del mondo.
È il 25 gennaio 2017 quando nelle cuffie si ode la voce di Renzi senior mentre chiede a Giancarlo Brocci, un organizzatore di manifestazioni sportive, informazioni «su un’opportunità lavorativa nell’ambito dell’organizzazione del Giro d’Italia». I carabinieri scrivono subito un’informativa. E segnalano anche che il giorno seguente Brocci sarebbe andato Roma al dipartimento di Luca Lotti, all’epoca ministro dello Sport. Lì il 26 gennaio incontra il vice capo dell’ufficio legislativo Marco Pucci e il responsabile del dipartimento Sport. Il giorno prima babbo Renzi chiede a Brocci di salutargli Lotti, dato che da un po’ non riesce a parlargli. D’altra parte sui giornali erano già finite le indiscrezioni sull’indagine Consip.
Brocci ha un’idea e dice al Renzi senior che quando sarà con il ministro lo chiamerà. Prima, però, gli ricorda che, se vuole entrare nel circo della corsa rosa, «bisogna passare dall’organizzatore del Giro, Rcs… son loro che gestiscono tutto». Anche «il pagamento a pie’ di lista comprensivo di tutto quello che ti puoi immaginare, amici, amici degli amici e parenti».
Tiziano, al telefono, sapendo di aver gli inquirenti alle costole, ci tiene a precisare di non voler entrare nel business attraverso i (suoi) canali preferenziali: «Se deve passa’ dalla politica fo’ due passi indietro, se è una cosa tra privati… non so se riesco a spiegarmi, che si può fare, noi siamo anche bravi da questo punto di vista…». Giancarlo capisce l’antifona: «Sì, ma siccome ci saranno cose tra privati da fare, poi te ne vengo a parlare, vai tranquillo…». Tiziano specifica: «Fra privati azioni di marketing vanno bene». Poi però all’amico suggerisce la via maestra: «Te comunque tu c’hai rapporti con Luca… con il gruppo di Luca… e siccome Luca è quello più vicino a Matteo da questo punto di vista… secondo me… la soluzione giusta è passa’ da Luca in questo momento».
Brocci gli riferisce che il sindaco di Gaiole in Chianti e «l’altro uomo della banca» vorrebbero incontrarlo «in pura amicizia non avendo da chiedere nulla». Babbo Renzi gli risponde: «Si può chiacchierare, ma tu li devi metter sull’avviso che ora, in questo momento, chi chiacchiera con me c’ha dei problemi». Quindi, anche se sostiene di contare «come il due di briscola», dà l’ok per una mangiata al ristorante a Rignano sull’Arno.
C’è infine un’interessante conversazione di Tiziano con Mauro Gaia, ai tempi del governo Gentiloni candidato (trombato) alla guida di Rai pubblicità. L’8 febbraio 2017 il manager lavorava alle Pagine gialle, azienda con cui Tiziano Renzi faceva affari tramite altre ditte collegate alla sua Eventi 6. Nel brogliaccio della loro telefonata si legge: «I due parlano della riduzione di lotti assegnati a Tiziano. Tiziano dice che questa mattina alle 8 era a Roma per un’altra questione e hanno parlato anche della questione Seat. Tiziano dice che quando si vedranno dovrà spiegargli la faccenda della Consob». Chissà che cosa intendeva dire.
Irlanda:
gemma smeraldina incastonata nel blu cobalto dei mari tempestosi del
nord. Cieli sterminati e cangianti, mutevoli ad ogni battito di
ciglia, fanno da sfondo a scenari di purezza indicibile dove la
pietra è silente sentinella di un incanto colorato di verde e
musicato dal vento.
Nell’aria
tersa, dispersi pollini di miti vecchi e nuovi. Lo spirito gaelico è
quintessenza ovunque. Pur la cosmopolita Dublino ne è pervasa in
tutte le sue espressioni.
Lingua,
modi, fierezza d’altri tempi. Un’integrità radicale che solo
dominazioni e sofferenze blindano nei recessi più reconditi della
coscienza collettiva di un popolo.
Sui
sentieri meno battuti, alla ricerca di segrete emozioni, più che
Joyce e gli U2, la Guinness e il Connemara, poterono le “Cliffs of
Moher”, scogliere maestose che guardano l’oceano burrascoso.
Sporgersi
dall’orrido sul delirio del mare è la sfida suprema di ogni cuore
impavido. Gli spazi profondissimi che si offrono allo sguardo
producono una vertigine assoluta. Poi, la sensazione di immergersi
nel cuore e nella musica del creato. Il sole baciò quell’esperienza
,dopo giorni di grigiore e di pioggia, e fece la brughiera ridente di
luce e di calore. Spettacolo supplementare per un’anima già
sopraffatta dallo stupore.
Irlanda:
cantori malinconici e rubizzi, nei vivacissimi pub disseminati in
ogni dove, raccontano agli avventori storie fatte di inferni e
paradisi. Da entrambi, giammai da un solo segno, scaturisce quel che
si suole definire umanità. Il resto è sterile manierismo che fodera
le nostre vite.
Dubito che i media ve lo racconteranno, ma tre giorni fa Mario Draghi ha dovuto difendere le sue azioni come capo della Banca Centrale Europea davanti al parlamento irlandese. Le sue auguste, impunibili orecchie hanno dovuto ascoltare accuse come: hai mandato dei “diktat” ai governi europei, anzi delle”lettere di riscatto”, ransom notes, “richieste di riscatto”: ossia quelle letterine che i malviventi mandano ai parenti di una persona che hanno rapito: se vuoi che il tuo caro torni, paga il riscatto. E’ stato accusato, quando nel 2010 le banche irlandesi sono entrate in crisi, di aver accollato la perdita allo Stato impedendo che venisse pagato dai responsabili, gli “investitori” detentori di azioni ed obbligazioni bancarie, sottoponendo l’Irlanda ad una troika di prestatori internazionali che hanno imposto le note condizionalità.
Draghi si è difeso dicendo, fra l’altro, che “i consigli” (diktat) che diede all’Irlanda allora “non erano interamente sbagliati”, not entirely wrong. Ha commentato Matthew Klein, collaboratore del Financial Times: “Non del tutto sbagliato” sarebbe il titolo ideale per un libro sulla BCE.
E’ altamente improbabile che in Italia le auguste orecchie del Banchiere ex Goldman (mai che qualcuno osi eccepire l’incompatibilità di simili “funzionari” che passano da pubblico a privato e ri-ubblico…) vengano offese da simili rilievi. La BCE ha l’abitudine che quando ci manda lettere di riscatto, i governi si piegano ed obbediscono ai suoi “consigli” non completamente sbagliati. Applicati da Mario Monti, com’è noto, sono costati al noi italiani un crollo del Pil di circa 300 miliardi (certificati: dal ministro Padoan nel 2017), un calo del 5% annuo per quattro anni invece dell’1,6% calcolato dalle “previsioni” UE e BCE, non completamente sbagliate.
Tredici trimestri di recessione, la distruzione di industrie e imprese, un migliaio di suicidi fra gli imprenditori. Quando qualche giorno fa all’Eurogruppo Draghi ha recapitato al ministro Tria la solita testa di cavallo, intimandogli davanti agli altri europei per umiliarlo che il nostro deficit deve essere ridotto “oltre quanto richiedono le regole UE”, ossia non solo dell’2,45%, e nemmeno dell’1,9, bensì ( di quanto?, lo 0,9%?) ci ha voluto imporre la stessa ricetta che ordinò a Monti dopo il golpe del 2011. Evidentemente sapendo – o no? – che avrebbe ottenuto gli stessi risultati.
Tria stavolta ha risposto: le previsioni UE sono sbagliate, tecnicamente sbagliate. Ha risposto che Francia e Germania hanno sforato i limiti di deficit (o di surplus), senza che la UE avviasse contro di loro il processo che adesso hanno imbastito contro l’Italia. Che in una fase di recessione mondiale, è folle esigere una riduzione della spesa pubblica, quando la teoria economica, anche mainstream, consiglia la sua espansione in deficit.
Poteva dire anche di più, per esempio chiedere che si avviasse una procedura per surplus eccessivo e destabilizzante contro la Germania, che con esso ci rovina i rapporti con gli Stati Uniti. Ma già la risposta è bastata: improvvisamente, le speranze che Repubblica e gli altri media ponevano su Tria come quinta colonna, sono svanite. Repubblica ha cominciato a scrivere articoli dove tratta Tria come tratta Borghi e Bagnai.
Ma ovviamente ha ragione Tria, come anche confermano una dozzina e di economisti di fama internazionale. Ma che fa Draghi? Proprio in un contesto di calo aggravato, che preoccupa perfino gli industriali tedeschi ( ormai i concessionari vendono le auto con sconti del 20%)
, egli chiude il quantitative easing, diciamo “la stampa” di centinaia di miliardi con cui ha tenuto in piedi non l’economia italiana, no, ma le banche della zona euro riempiendole di questo denaro-base, che la banche poi non prestano ma usano per tamponare le loro falle.
L’intero mondo globalizzato sta cadendo in una nuova recessione, Cina compresa. L’intera zona euro denuncia vistosi cali delle economie, ed ecco che Draghi sceglie questo momento per chiudere la stampatrice. Superando così il geniale intervento di Trichet, il suo predecessore alla BCE, che nel 2008, di fronte alla crisi mondiale da subprime, pensò bene di rincarare il costo del denaro in Europa, in modo da mandarci nell’abisso della depressione.
Anche stavolta la banca centrale e Mario Draghi riusciranno forse ad imporci le ricette non totalmente sbagliate: non hanno intelligenza, non hanno .la testa, ma hanno il potere. Il potere di far mancare la liquidità, di prosciugare il bancomat, di strangolarci facendoci mancare il denaro da un momento all’altro, e far saltare le nostre banche.
Lo ha fatto con la Grecia e sta decidendo se può farlo con noi. Per ora, tiene il governo sotto pressione, mantenendo lo spread fra 290 e 320 – perché “i tassi di interesse li fanno le banche centrali e non i mercati” (Cesaratto). Del resto è la BCE che finora ha comprato il nostro debito pubblico, e basta che qualcuno con qualche decina di miliardi sul “mercato” rovente ci speculi contro, per farci alzare il costo del rifinanziamento del debito. Ovviamente adesso, con questi rendimenti al 3%, che solo l’Italia paga, i “mercati” sono ben felici di prestarci. Allora arrivano i complici di Bankitalia a dire che “L’aumento dello spread «è già costato al contribuente quasi 1,5 miliardi di interessi in più negli ultimi sei mesi”. Abbiamo qui il caso mai visto di una banca centrale nazionale che fa dell’allarmismo sui conti della nazione di cui dovrebbe essere la garante della stabilità monetaria. Una cosa da codice penale – in altri tempi. Prima che i banchieri centrali si rendessero impunibili per legge dei loro errori.
La banca centrale italiana (ossia Visco) sta dicendo ai “mercati” che lo Stato italiano italiano rischia l’insolvenza, se non obbedisce ai diktat e alle “lettere di riscatto” mandate dalla BCE? Pur sapendo che ciò che esige la banca centrale da noi è “suicida”, e la ricetta di più severa austerità radicalmente sbagliata in questa fase?
Perché nessuno spiega che “il PIL dell’italia è cresciuto in media del 2% di meno l’anno di quello che poteva, perchè il 4 o 5% del PIL veniva pagato in interessi e di questo il 2% andava all’estero” (Zibordi), e il deficit di cui tanto ci fanno colpa “è dovuto solo al pagamento d’interessi..che oggi finiscono in larghissima parte a banche e non residenti, per cui a restare in deficit sono solo famiglie e imprese italiane”:
Allora diciamo sì: l’Italia, che paga da sempre gli interessi sui debiti, può diventare insolvente da un omento all’altro: basta che Draghi e la BCE le faccia mancare la liquidità. Ossia faccia il contrario di quel che il dovere assoluto di fare. Spieghiamoci ancor meglio: l’Italia può essere insolvente in ogni momento, perché ha adottato una moneta estera, gestita da una banca centrale straniera, su cui non ha più alcun controllo.
Lorsignori parlano di “indipendenza della banca centrale”: ma la banca centrale non esita a rendere dipendenti alle sue ricette (sbagliate) gli Stati.
La banca centrale ha torto, ma ha questo potere. Di imporci la linea politica, perché altrimenti ci strangola facendoci mancare i soldi, che lei “stampa” dal nulla a volontà. Senza alcuna giustificazione, magari con l’appoggio degli altri paesi europei, può far cadere governi e asservirli ad austerità “suicide”.
Non crediate, cari lettori, che io stia parlando di economia. Sto parlando di libertà e schiavitù. Di libertà politica che abbiamo perso e che ha occupato un ente tecnocratico dittatoriale e minaccioso. Che oltretutto ha fallito i suoi compiti: infatti suo unico scopo statutario è di mantenere una inflazione attorno al 2%, e non riesce a farlo, nonostante da ani “stampi” a perdifiato.
Ora cito: “Emettere moneta e ritirarla è un atto politico”, che dà il potere sulle nostre prosperare o mandarci in miseria e disoccupazione. Gli Stati hanno ceduto questo poter politico ad un organo tecnico, nella convinzione che i politici sono disonesti e “stampano” troppo, mentre i tecnici sono oggettivi, neutrali – ed altamente competenti.
Ora vediamo che la cosca chiamata BCE, che di fatti comanda gli stati europei, non è composta affatto di competenti: applicano ostinatamente ricette sbagliate, in base ad una loro ideologia che non vogliono mettere in discussione. Si tratta togliere a questi incompetenti questo potere, perché lo hanno fatto diventare uno strumento di dispotismo e di arbitrio, contro il diritto e contro la democrazia.
“Si tratta di lottare perché il governo possa licenziare i vertici della Banca centrale in qualsiasi momento se non si adeguano all’indirizzo politico: la politica monetaria non può essere fuori controllo demcoratico”.
Nuvole gonfiate e aerosol salveranno la Terra? Lo scrive, già nel 2012, il “Corriere della Sera”, presentando la geoingegneria come «la (buona) scienza che manipola il clima». Tempi non sospetti: sei anni fa era ancora scarso il “gossip” sulle cosiddette scie chimiche, e forse i cieli non erano ancora così intasati di “strisce” rilasciate dagli aerei, fino a stendere quello strano, persistente velo nuvoloso al quale siamo ormai abituati anche nelle giornate serene. Soprattutto, non era ancora accaduto che un paese come l’Italia venisse colpito da tempeste violentissime, con venti furiosi (190 chilometri orari) in grado di sradicare centinaia di migliaia di alberi proprio il 4 novembre, anniversario della Grande Guerra, e proprio nella geografia del Nord-Est – le Dolomiti, il Piave – che nel 1918 salutò l’affermazione “patriottica” della giovane nazione italiana. Complottisti scatenati e dubbiosi in aumento, vista la perdurante riluttanza delle autorità nel rilasciare dichiarazioni chiarificatrici, una volta per tutte, riguardo all’ipotetica correlazione tra scie bianche, innalzamento climatico ed eventi catastrofici generati dal meteo “impazzito”. Nulla che peraltro non fosse paventato, come pericoloso effetto collaterale, dagli esperti sondati nel 2012 da Emanuele Buzzi, autore di una ricognizione giornalistica per il “Corriere”.
Un tramonto rosso fuoco perenne e specchi giganti nello spazio per riflettere la luce solare? «Orizzonti alla Blade Runner, ma non è fantascienza», scrive Buzzi. «È il futuro (forse) del nostro pianeta: ipotesi di ingegneria climatica che sono già al vaglio degli esperti». Per Buzzi, sei anni fa, la geoingegneria era «una realtà complessa», che stava «mobilitando la comunità scientifica internazionale», facendola discutere. Obiettivo dichiarato: «Combattere il surriscaldamento globale», ma con interventi molto diversi tra loro: «C’è chi studia l’immagazzinamento e lo smaltimento di anidride carbonica e c’è un ramo più radicale che propone esperimenti “solari”, che mutino o catturino le radiazioni a livello della stratosfera». Molto prudente, allora, un tecnico come Antonello Provenzale, ricercatore del Cnr di Torino in forza all’Isac, Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima: «A mio parere, mentre ha senso la rimozione di CO2, sono ancora inopportuni interventi di altro tipo». Ovvero: «Prima di agire ci sono dei fattori che vanno presi in considerazione: la sostenibilità nel tempo di azione del genere, la loro effettiva efficacia e la nascita di ampie alleanze geopolitiche in grado di sostenerle».
Le teorie al vaglio degli scienziati, scrive Buzzi nel 2012, spaziano per cieli, terra, aria e mari: «Si va dalla “semina” di ferro negli oceani, per aumentare la presenza dei microrganismi che intercettino la CO2, all’adozione di specie di piante ad alto potere riflettente, alla messa in orbita di giganteschi parasole». Ma l’idea più discussa «riguarda l’uso di gas aerosol come l’anidride solforosa da immettere con costanza nella stratosfera per riflettere la luce solare». Controindicazioni del caso: «Secondo alcuni studiosi (e detrattori della teoria), le emissioni assottiglierebbero lo strato di ozono». In realtà, sottolinea il “Corriere”, i gas aerosol sono già presenti nell’atmosfera. E non solo: «Negli ultimi anni», annota lo stesso Provenzale, «sono state individuate altre due cause oltre all’effetto serra che hanno provocato l’innalzamento delle temperature: la massiccia deforestazione e l’uso di gas aerosol di origine antropica, specie in Cina e nel Sudest Asiatico». Una differenza però c’è: «Rispetto all’anidride carbonica, questi gas stanno meno tempo nell’atmosfera, circa 10-15 giorni».
Intanto, segnala il “Corriere” sempre nel 2012, l’idea di manipolare il clima «ha già catturato l’attenzione di plurimiliardari come Bill Gates, Richard Branson e il fondatore di Skype, Niklas Zennstrom». Anche Buzzi cita il Bpc, Bipartisan Policy Center di Washington, indicato dal reporter Gianni Lannes come think-tank neocon, punta di lancia della lobby che spingerebbe per la manipolazione climatica tramite l’irrorazione sistematica dei cieli. Il “Corriere” la definisce «un’organizzazione non profit fondata da quattro ex senatori Usa, due repubblicani e due democratici», che nel 2011 ha invitato la Casa Bianca a creare «un programma di ricerca federale». Scienziati delle università inglesi, aggiunge Buzzi, hanno organizzato «un test per pompare nella stratosfera particelle chimiche». Esperimento che però è «abortito», anzi «rimandato». Anche perché è stata proprio la Royal Society britannica, alla conferenza sul clima di Durban nel 2011, a presentare un rapporto sugli scenari della geoingegneria: «Giocare con la natura in questo modo deve essere solo una soluzione estrema», scrivevano sette anni fa gli scienziati inglesi, «ed è comunque una soluzione pericolosa».
Sulla stessa linea anche un report commissionato dal ministero dell’educazione e della ricerca tedesco, che all’epoca auspicava «ulteriori ricerche» e sosteneva che «le conseguenze dell’utilizzo di queste tecniche non possono essere stimate con la precisione necessaria». Nessun allarmismo in Cina, invece, dove si ipotizzano nuove frontiere, chiosa Buzzi sul “Corriere”: a Pechino, «gli effetti della geoingegneria sono già tangibili», da molti anni. Nel 2012 la Cina ammise di stipendiare non meno di 36.000 “rainmaker”, equipaggiati con razzi, cannoni e arei per intervenire sulle nubi e scatenare precipitazioni nelle zone aride. «Mentre in altri paesi sono state sperimentate solo occasionalmente, a Pechino e nella regione di Jilin le piogge artificiali – grazie a nuvole “gonfiate” con ioduro d’argento – sono una realtà», scriveva Buzzi, sei anni fa. «E il governo – aggiungeva – sta pianificando di estendere l’esperimento ad altre cinque zone». Oltre alla Cina, l’altro paese che ammette di condurre test di manipolazione meteo è Israele, mentre analoghe notizie filtrano da Messico e Sudafrica. Nel frattempo, i nostri cieli si sono riempiti di strisce bianche rilasciate dagli aerei: semplici scie di condensazione, secondo le autorità, che però non spiegano come mai l’ipotetico vapore acqueo non si dissolva, ma anzi permanga in atmosfera per ore, estendendosi fino a velare interamente il cielo.