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lunedì 23 aprile 2018

MONSIEUR DI MAION


di Leonardo Petrocelli
Ormai è ufficiale. Dopo la figuraccia con l’Alde il M5S ci riprova, tentando l’ingresso nel gruppo Europe En Marche (ENM) che il presidente francese, Emmanuel Macron, intende costruire a Strasburgo dopo la tornata continentale del 2019. Quella che all’inizio era solo un’indiscrezione del quotidiano “Il Foglio” è stata poi ripresa da “Repubblica” e dal “Corsera” con interviste ai diretti interessati, soprattutto di sponda francese.  Shahin Vallé, ex consigliere di Macron, in questa fase deputato a seguire la strategia europea del presidente, ha aperto al dialogo domandandosi, retoricamente, “perché no?”. Un’ammissione talmente esplicita che ENM è stata poi costretta a smentire ufficialmente l’esistenza di un carteggio. Smentita, però, ritirata poche ore dopo.
 Insomma, la trattativa c’è. E il nodo è tutto politico: cosa c’entra Macron  – potrebbe chiedersi qualcuno – il rampollo delle elités, “programmato” nel laboratorio della Banca Rothschild ed eletto sulle note dell’Inno alla gioia, con le velleità antisistema dei grillini? C’entra molto, in realtà. Perché il presidente francese  – per usare le categorie del politologo Marco Revelli – è il classico esempio di quel populismo “dentro e contro”, alla Renzi per intenderci, che sembra ormai essere la cifra del nuovo M5S targato Di Maio. “Dentro” perché organico al sistema, “contro” perché aggressivo (e populista) su alcuni temi periferici: la moralizzazione della politica, il taglio dei costi della casta, il ringiovanimento della classe dirigente, l’efficientismo del sistema Paese (e del sistema Europa), lo scompaginamento del blocco dei partiti tradizionali e il rifiuto di collocarsi sull’asse destra-sinistra (il M5S con lo schema “né…né”, En Marche con lo schema “sia…sia”). Questo è ciò che li unisce e non è poco. Ma avete notato? Sono tutti elementi sovrastrutturali. Manca la sostanza, la “ciccia” politica.  Per la serie: hai moralizzato, tagliato, ringiovanito, scardinato. Benissimo, ma per fare cosa? I soviet? La battaglia del grano? La flat tax? E qui le strade si dividono: Macron è un liberale, un europeista fanatico, un privatizzatore convinto, uno votato dall’elettorato urbano, colto e benestante delle grandi città. I grillini prendono invece voti al Sud, fra i disoccupati, hanno un’inclinazione statalista (reddito di cittadinanza) e, spesso, pur tra mille giravolte, hanno ammiccato all’euroscetticismo. Indovinate un po’ chi dei due si adeguerà? L’ingresso del M5S in Europe En Marche segnerà la definitiva svolta grillina. Macron vorrà delle garanzie per non imbarcarsi una grana. Anche perché c’è anche Renzi che vorrebbe entrare nel gruppo e, come ovvio, ha molte più garanzie da offrire. Dunque, i pentastellati dovranno dimostrare di non esser da meno e mettere sul piatto una professione di fede da brividi.
Ma il punto non è ancora questo, è un altro. Il nodo sconcertante è nella “forchetta” dei comportamenti possibili. Qualora fosse accettato nel gruppo, il M5S diverrebbe più sistemico del sistema. Qualora invece ne fosse respinto e, magari, finisse in minoranza anche in Italia a causa di qualche governissimo del Presidente, ecco che – sbattuto da tutti all’opposizione – tornerebbe a incattivirsi e a parlare di rivoluzione e uscita dall’euro. Così è da pazzi, però. Non c’è nulla di fermo né di chiaro. Come gira il vento, così girano loro.  A parte le solite scemenze sui tagli, sui vitalizi e su Fico che va in autobus alla Camera. Certo, il popolino è contento di tanto zelo – perché vede, in qualche modo, risarcite le proprie frustrazioni – ma chi mangia due spaghetti di politica sa bene che il problema non è quello. “Onestà, onestà”. Ma l’onestà, da sola, non fa la rivoluzione, fa il compitino.  Un compitino irrilevante, oltretutto, perché se avessimo un mezzo Putin che accompagna i figli a scuola con venti auto blu, nessuno – tra i normali – avrebbe nulla di cui lamentarsi. Il populismo “dentro e contro”, quello che battaglia sulle scemenze mentre tiene saldo il sistema,  è la più grande fregatura politica degli ultimi vent’anni. Gli italiani ci sono cascati con Renzi e ricascati con Di Maio. Anzi, Di Maiòn. E, c’è da scommetterci, ci ricascheranno ancora.

fonte https://ladagadinchiostro.com/2018/03/31/monsieur-di-maion/

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