Da un po’ di tempo nel mondo del
vino tutti sanno chi è Anna Martens. Al pari di altri “giramondo” per amore
della vite,è stata conquistata dal
fascino dell’eroica viticoltura etnea,da quegli alberelli dalle forme drammatiche
spesso a piede franco adagiati su di un terreno nero come la pece,che si
stagliano sovente all’orizzonte fra
nebbie mattutine e la fumèa di qualche colata lavica d’intorno. Siamo nella
frazione di Solicchiata,che ospita alcune fra le più quotate contrade
dell’Etna. Sì,sui versanti vitati dell’Etna,la “Muntagna” per i locali, ci sono
le “contrade” ad indicare i “cru” più vocati:Feudo del
mezzo,Morganazzi,Guardiola,S.Spirito,Calderara e tante altre,nomi dotati di un
profondo potere evocativo. La vigna più emozionante di Anna Martens è di sicuro quella da cui si ricava il “Vino
di Anna”,minuscola parcella di oltre 90 anni d’età. Anna Martens non è una
cantante,un’attrice o un’eccentrica milionaria. E’ un’enologa di origine
australiana ed ha già lavorato in Italia per Ornellaia e Passopisciaro. E’ una donna perfettamente consapevole della
materia oggetto della sua passione,che ha capito fino in fondo la natura del
suo desiderio e sta sperimentando i modi per appagarlo. Ad oggi sono quattro le
sue declinazioni di vino. In primis c’è il Nerello Mascalese,vitigno principe
etneo,che dà origine in purezza al “Vino di Anna”. Senza nessuna influenza “mediatica” lo bevo in tutta la sua franchezza nella versione 2011
da “Bacco e Perbacco” a Lucera,nel corso di una serata dedicata tutta alla
giovane enologa del nuovissimo mondo. Apprendo di uve ammostate a grappoli
interi,di fermentazione con lieviti indigeni e pigiatura con i piedi, di
assenza di chiarifica e filtrazione. Risultato organolettico: naso prima
fruttato e poi speziato,bocca calda e voluttuosa e nessuna temuta deriva
ossidativa. C’è equilibrio,miracolosamente,come solo la Natura al meglio delle
sue possibilità sa conseguire. Per cui
il godimento può dispiegarsi senza intoppi,si può suggere l’amarena,la
ciliegia,la prugna,farsi carezzare da un ricordo di spezie senza temere gli strali dell’acidità
e i morsi del tannino pur così vivi e vivificanti. Poi il
“Vino di Anna Bianco” 2012,carricante e grecanico,”orange wine” lieve e
suadente. Le stratificazioni del suolo vulcanico ne accrescono la complessità e
ne fanno uno dei vertici gustativi della serata. Gli altri vini degustati,Jeudi
e Jeudi 15,sono una versione beverina del campione aziendale,dove tutto si
gioca sulla bevibilità e digeribilità estrema,fino alla mescita reiterata e
quasi noncurante. Con nettari di tal fatta
indolore è il peso alimentare da sostenere e inebrianti ed eteree le
conseguenze spirituali della beva. Come se Madre Terra ci baciasse fino a
saziarci. Il “Vino di Anna Rosso Amphora” scelto per la chiusa rappresenta la
sfida del futuro. E dopo cotanto deliziarci del frutto della vite che dire
della donna protagonista di questa favola bella? Anna Martens è tenace, bella, competente,una
persona dall’entusiasmo contagioso,curiosa al punto da aver modificato nel
tempo il suo rapporto con il vino e con il mondo(lo si evince dal suo nutrito
curriculum) percorrendone ogni sentiero e spingendosi fino ai più alti
contrafforti vitati della “Muntagna” .
Il suo orientamento vitivinicolo è volto ad implementare un’agricoltura capace di generare vini
dall’espressione naturale e dalla beva invitante e in tal senso si può parlare
non più di promesse ma di certezze. Poi,in uno slancio di confidenza, Anna ci
ha mostrato le foto della casa e della cantina sull’Etna,del marito Erik che
tanta parte ha avuto nelle sue ispirazioni umane e professionali,della loro
splendida prole,amplificando quella sensazione di calda umanità provata
d’acchito e arricchendone ulteriormente
il profilo e lo spessore psicologico e morale. Non ci resta che provare
gratitudine per il dono di Anna,un’incontenibile,
trabordante,radiosa voglia di vivere.
Rosario Tiso
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