mercoledì 25 febbraio 2015

Chateau Margaux 1997



Non era previsto. Ma quando si ha in cantina una bottiglia come lo CHATEAU MARGAUX 1997 non sai mai quando l'ispirazione può colpire e quando montare la marea del desiderio.
Alla tentazione enoica si cede
e la passione detta tempi e modalità. Così col mio fidato compagno di bevute e degustatore indipendente  Antonio Lioce (il nostro è un sodalizio che ci accomuna per capacità di sogno e pervicace determinazione al duo DON CHISCIOTTE E SANCHO PANZA in ruoli assolutamente intercambiabili!),abbiamo lasciato il lavoro in anticipo decisi ad obliarci. Destinazione: la nostra vineria preferita, il wine-bar Cairoli di Foggia. Un vero e proprio blitz,al punto che ho dovuto amorevolmente riscaldare la bottiglia sotto il maglione lungo il tragitto perchè ci sembrava troppo fredda.
Appena giunti al locale, un cenno d'intesa all'amico-proprietario-gestore e ci siamo eclissati nella saletta privata. Uno champagne d'abbrivio,   il consueto esercizio di pazienza nell'ossigenare il  prezioso liquido(un'ora circa) e via, a tuffare il naso nel collo dell'ampolla!
L'incipit olfattivo ci ha riservato uno strano odore,di ambiente chiuso e saturo di spezie.
Poi il profumo,rattrappito e compresso da sì lunga permanenza in così angusto vaso vinario, si è disteso. Ed è iniziato lo spettacolo. Innanzitutto di eleganza. Ogni nuance solo suggerita, nessuna nota di frutto o terziaria gridata o particolarmente preponderante. Tocco lieve, papille gustative in souplesse e in levitazione per afferrare sapori in parte aerei e sfuggenti. Acidità misurata. Armonia perfetta. Unico assente: quel che doveva essere il frutto primigenio, irrimediabilmente perduto .Ma a fronte di una maturità così compiuta e seducente non se ne ha nostalgia. Anzi vien da pensare che l'emozione,a volte,tira di fioretto anzichè di spada.
Rosario Tiso


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